Quello che incontro al bancone del bar del ministero dell’Interno è forse l’uomo più amato e odiato da tutto il borbontino. Il luogo l’ha scelto lui, memore di serate trascorse a bere superalcolici in compagnia di vecchi marpioni della Lega Confignara. Qui nomi come Toggi, Di Sartino, Pipetta, fanno ancora scaldare i cuori e sulle pareti non ci sono solo le foto del Kipsta ultima maniera, ma anche quelle storiche, ingiallite dal tempo e dal fumo di sigaretta, della mitica compagine dei “Granata”. Lui c’era, ma sul campo, non in panchina come ora. Certo, il tempo è passato inesorabile da quegli anni di fuoco e di cambiamenti ce ne sono stati tanti. Al ministero si incontra ancora nei corridoi il mitico Delle Fave, ma dietro al bancone del bar interno la famosa barista non c’è più. Ora vive sposata a Sacrofano con tre bei figli e uno sguardo malizioso che tutti gli avventori si ricordano ancora bene. Anche il volto di mr. Zinni non è più lo stesso. Ogni ruga una esperienza dentro e fuori dal campo. Ma lo sguardo è sempre il solito, come le occhiaie, la stempiatura ed il brutto vizio (che troppe storie gli ha compromesso) di dilungarsi un po’ troppo sui decolté altrui.
Quando mi vede mi fa cenno con il suo bicchiere di cedrata di avvicinarmi: “Mettiti comodo – mi dice – ne abbiamo di cose di cui parlare”. Mi siedo accanto a lui come uno scolaretto di fronte ad un maestro ed inizio a chiedere.
M – Come va?
Z – Ho vissuto stagioni migliori. In panchina ogni cosa è centuplicata, nel bene e nel male…
M – E il Kipsta?
Z – A differenza di quanto molti pensano e scrivono (mi rivolge un sorriso che è tutto un programma) la squadra sta rispondendo bene. Ci sono le basi ed i segnali per fare bene.
M – A sentire le ultime voci provenienti dallo spogliatoio non si direbbe. La fascia di capitano sta scavando solchi fra i giocatori…
Z – Vedo che non usi giri di parole Manlio. Allora non lo farò neanche io. Quello apparso sul sito Kipsta, solo Kipsta, Kipsta e basta era un sondaggio. Può aver fatto scaldare gli animi fra i tifosi ma per noi che viviamo ogni giorno nello spogliatoio non vale nulla. Le gerarchie le conoscono tutti i giocatori e se qualcuno le vuole mettere in discussione viene a parlare con me.
M – Vuol dire che il capitano rimane il Guada?
Z – Vuol dire che la fascia ce l’ha chi se la merita in base all’anzianità, la disponibilità e soprattutto la qualità. Mi sembra che nonostante gli infortuni il Guada stia dimostrando partita dopo partita di non demeritarla. Questo non toglie che tutto può cambiare e molti altri giocatori si stanno segnalando per l’impegno e la dedizione.
M – Cosa si sente di dire al Sarto.
Z – Con il Sarto ci parlo ogni giorno agli allenamenti. Lui sa che conto molto su di lui. L’ho sempre difeso, anche quando le sue condizioni atletiche facevano pensare ad un suo imminente ritiro. Per chi ha la memoria corta io ho portato questo giocatore nel Kipsta. La sua grinta merita tutti i riconoscimenti del pubblico e dei tifosi. Ma per la fascia di capitano deve ancora fare strada. Una strada che non è però così lunga come si potrebbe pensare.
M – La società cosa dice in proposito a questa e alle altre questioni che agitano lo spogliatoio?
Z – Dovresti chiederlo alla dirigenza. Sempre che tu riesca a contattarla. Sono settimane che cerco di parlare con il Presidente e le risposte sono sempre le stesse, tutte negative. Da quando ha preso in gestione anche la squadra di calciotto “Amici degli Ing.” È sempre più difficile riuscire a concertare non solo la campagna acquisti, ma anche le normali sessioni di allenamento.
M – Il Kipsta si sente abbandonato?
Z – Il Kipsta vive dell’amore dei suoi tifosi, ma certo il silenzio di chi dovrebbe pensare alla normale amministrazione della squadra non fa piacere. Ogni team è come una grande famiglia allargata e ognuno ricopre un ruolo. Se i giocatori sono i figli, da sgridare per farli lavorare bene ma anche da coccolare quando se lo meritano, e l’allenatore è il padre, la presidenza ricopre il ruolo della madre. Se la madre è colpevolmente assente tutta la famiglia ne risente, i figli in primis.
M – Ci sarebbe anche la polemica mossa da alcuni tifosi e, si dice, giocatori nei confronti del nuovo acquisto Danny…
Z – Anche qui sarò chiaro: se qualcuno pensa di avere sotto mano un giocatore migliore di Danny o, fra i suoi compagni, è convinto di meritare più spazio a suo danno si faccia avanti. Io ancora non ho visto nessuno in grado di sostituirlo degnamente. E sono pronto a giocarmi il posto per un giocatore come lui. Se qualcuno vuole muovere critiche o osservazioni lo faccia, ma con elementi concreti in mano, non con falsi scoop e dicerie da portinaia.
M – A questo punto della stagione c’è un Kipsta titolare?
Z – Se dovessi schierare una formazione tipo metterei: Cristianone, Guada, Danny, Paolotchie, Sarto.
M – Nomi illustri fuori squadra…
Z – Forse, ma io guardo il rendimento e al momento questa mi pare la formazione con maggiori possibilità. Lo so che manca una colonna portante come il Pomata in campo, ma in queste ultime partite c’è stato un progressivo appannamento del giocatore, dovuto forse ai suoi eccessivi impegni. Quando recupererà tonicità sarò il primo a rivalutare la sua posizione.
M – E Brionvega?
Z – Era lui il portiere titolare, ma l’ultima volta ha espresso chiaramente la sua preferenza nei confronti della squadra Ing. Roma 2 rifiutando la convocazione.
M – Pensa che si voglia mettere sul mercato?
Z – Io non lo so, se il Kipsta ritornerà al centro dei suoi pensieri sarò il primo ad aprirgli le porte, ma al momento mi sembra che abbia altre priorità dentro e fuori dal campo.
M – Bocciatura definitiva per Homer?
Z – Io non boccio nessuno ma non mi faccio neanche influenzare dalle frange più estremiste del nostro tifo. Al momento Homer in attacco non può essere titolare e credo che l’ultima partita lo abbia dimostrato. Credo però che, con maggior applicazione tattica, si possa aprire per lui un futuro da libero con i piedi buoni. Le prossime partite lo proverò in questo ruolo in cui ha già dato ottimi risultati soprattutto a calciotto. Se vuole essere di nuovo il puntero titolare del Kipsta deve ricominciare a dare di più.
M – Qual è il reparto che al momento la soddisfa maggiormente?
Z – Il centrocampo. Sono convinto che sia di livello assoluto sia a calcetto che a calciotto.
M – Sui giovani che scalpitano ha qualcosa da dire?
Z – Tutti avranno le loro chance purchè se le meritino. Prendiamo un esempio: Lucone. Non ha mai fatto parte della rosa dei titolari e dai più era considerato un giocatore da “battaglia”. Eppure queste ultime partite stanno mostrandoci aspetti del suo gioco che non conoscevamo. Una crescita importante che, se proficuamente accompagnata, lo porterà presto sugli scudi.
M – Davidone invece sta deludendo un po’ le aspettative suscitate l’anno scorso…
Z – Il ragazzo ha mezzi tecnici e, soprattutto, fisici di prima qualità. L’ho introdotto io nel Kipsta e non mi pento di averlo fatto. La sua esuberanza atletica, se accompagnata da un lieve miglioramento tecnico, lo può far diventare l’arma in più del Kipsta, come infatti è già stato in passato. Certo, in questo momento sta attraversando un periodo di flessione. Ma questo non mi preoccupa. Mi preoccupa molto di più che voci di mercato lo distraggano da quello che realmente conta adesso: il lavoro e la concentrazione. Può ancora migliorare e l’errore più grande che può commettere è di sentirsi arrivato.
M – Sugli altri giocatori arrivati in sede di mercato di riparazione?
Z – Sono tutti buoni giocatori con caratteristiche diverse che servono alla squadra. Sono stati acquisti mirati che hanno già dimostrato di poter dare il loro contributo. Filippovich e Bustav possono dare quantità e grinta in difesa. Federico l’olandesevolante può dare nuove frecce all’arco dell’attacco kipsta. Certo, nessuno si nasconde che ci sono giocatori più forti. Ma spesso la differenza la fanno proprio i giocatori che non ti aspetti.
M – Cosa le ha dato più gioia in questi ultimi mesi del 2007?
Z – Per quanto riguarda il Kipsta il ritorno di Paolotchie. Non mento se affermo che pensavamo di averlo smarrito per sempre come è successo per altri giocatori tutto genio e sregolatezza. Antonio Cassano ne è l’esempio maggiore. Uno con le sue potenzialità rischiava di buttare ai rovi una intera carriera se non avesse messo la testa a posto, e mi sembra che lo abbia fatto. Le ultime partite dimostrano una crescita non tanto fisica ma mentale. E’ un giocatore diverso, più maturo e consapevole del fatto di far parte di una squadra. Se il fisico non lo abbandonerà potrà diventare un elemento imprescindibile di questa formazione. Su di lui tutti puntiamo molto. Sta a lui non deluderci.
M – Nessun rammarico?
Z – Chi dice di non avere rimpianti mente. Io ne ho tanti. I più grossi? La sconfitta con il Prato Falcone Team, una partita importante buttata per scarsa concentrazione ma anche per il comportamento di alcuni giocatori, che erano in campo ma anche fuori. Le difficoltà fisiche di Paul of Cain, l’attaccante che serviva a questa compagine. E infine la difficoltà di poter schierare con un po’ più di continuità il cinque titolare. Troppe partitelle arrugginiscono i meccanismi. Per una volta vorrei poter giocare con i 5 migliori in quel momento.
Siamo al quinto bicchiere di cedrata e il bar sta chiudendo i battenti. Mr. Zinni si alza il bavero del cappotto e si avvia verso l’uscita. Prima di vederlo scomparire nel buio di via Nazionale faccio in tempo a chiedergli un ultima cosa: “La sua storia con il Kipsta è destinata a continuare ancora a lungo?”. La sua risposta mi lascia una strana sensazione in bocca: “Non dipende da me, ma tutto è destinato a finire nella vita. Sento da più parti lamentele per il mio gioco e per come gestisco la squadra. Tutti pensano di sapere tutto. Io dopo tutto questo tempo so invece di non sapere nulla. A questa squadra ho dato tutto, ma questo non vuol dire che la società mi debba confermare vita natural durante. Se la squadra non mi seguirà più sarò il primo a fare le valigie”.
Qualcosa però mi fa pensare che questo non sarà il nostro ultimo incontro.
Manlio Cersosimo